L’altro
giorno viene una tizia con una bambina piagnucolosa e una madre rognosa. La
madre, dopo aver guardato con sommo disprezzo le travi a vista del mio soffitto
(vorrei vedere lei quando avrà duecento anni), s’illumina osservando le
pulciose villette a schiera che si vedono dal mio balcone ed esclama: “quelle
sì che sono belle case.” Quelle in che senso? Nel senso che la mia è un
rottame? Sì, proprio così. Più tardi arriva la Signorina Perfettini con il suo
fidanzato troll. Dice che ha paura a entrare nel mio guardaroba perché lo sente
incombente e che immagina già come andrebbe rifatta la cucina. A me invece fa
paura il suo fidanzato alto tre metri e con l’attaccatura dei capelli che si
unisce alle sopracciglia. E che è, un licantropo che ha mangiato una giraffa? Sorridendo
le chiedo se per caso la nonna quand’era bambina le ha insegnato che è
maleducato esprimere giudizi negativi sulle cose altrui davanti ai legittimi
proprietari. “Si tratta di un insegnamento che nella vita torna sempre utile,
sa?” La giovane scorfana ammutolisce e la visita finisce in tre minuti. Non
credo tornerà per una seconda visita. Terzi visitor, terza perla di saggezza.
“Signora, sappiamo che questa è la via della movida monzese perché frequentiamo
i locali fino a notte fonda. Che spasso! Mi dica, per caso c’è rumore? Sa, ora
che ci sposiamo magari abbiamo dei bambini e vorremmo un po’ di tranquillità.”
Risposta:
“Scusi, mi sta prendendo in giro? Certo che c’è casino e a quanto mi dice anche
lei dà il suo contributo.” Vorrei chiamare il troll di prima così, oltre alla
giraffa, mangia anche questa oca. Anche in questo caso la visita finisce
subito.
La
mattina seguente il titolare dell’agenzia immobiliare mi chiama dicendomi che sarebbe
più comodo concentrare le visite al sabato mattina mentre vado a fare un
giretto in centro e la spesa al mercato. Insomma, mi fa capire con cortesia che
se durante le visite non ci sono è meglio. Come dargli torto?
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