mercoledì 23 marzo 2016

TERZA PUNTATA DELLA MIA STORIELLA STUPIDELLA



Il mio karma (si dice così?) è quello di essere sempre lì lì per raggiungere un risultato sorprendente (forse sorprendente è un po’ troppo. Diciamo mediocremente soddisfacente o non del tutto deludente) e poi splof, l’affermazione si nega e diventa una negazione, lasciandomi lì come una pera cotta. Anzi, datosi che mi chiamo Clementina, come un mandarancio bollito, che non è proprio il massimo.

Tornando alle cose che intorno a me si guastano, a un certo punto mi sono guastata pure io. Avevo un dolorino che pensavo di risolvere con qualche antinfiammatorio e invece era un tumore. Per risolvere il problemino non sono bastate un paio di aspirine. Sono guarita, perché anche nella malattia sono una che fa le cose a metà. Stavolta direi per fortuna. Ho seppellito tutta la mia famiglia d’origine, a parte la mia unica zia viva, che tengo da conto come fosse un panda. Non che assomigli a un orso, per carità, però è tenera. Quando mi sono rotta in me si è metaforicamente spezzato qualcosa. Non poteva essere altrimenti, eppure ho impiegato anni a capirlo, malgrado la cicatrice che mi taglia a metà come un pollo alla diavola. Non me ne faccio un dramma, tanto in due pezzi (appunto) sono sempre stata malissimo. Settimana scorsa si è rotta la cassetta del water, creando uno scroscio da Niagara Falls nel muro che separa il bagno dalla mia stanza da letto. Lo scroscio, unito allo spiffero gelido che passa assassino sotto la porta-finestra, poteva essere interpretato come un momento Feng Shui (che in senso letterale significa vento e acqua). Invece quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso (per fortuna solo in senso metaforico, altrimenti la faccenda sarebbe stata molto più fastidiosa).

Così ho mandato a feng shui tutti gli elementi che si pongono come ostili e, in questo momento in cui non c’è una cosa che sia una che va per il suo verso, ho pensato che, al posto di comprare elettrodomestici nuovi, di chiamare il fabbro e di avere paura di nuove malattie, è meglio salutare, chiudere la porta (con la maniglia che resta in mano, ovviamente) e traslocare sul lago di Garda (sponda bresciana).
Perché? Perché è giusto così. Come diceva un poeta che dal Veneto si era trasferito a Sirmione: “Miser Catulle desinas ineptire e quod vides perisse perditum ducas.” (Povero Catullo, smettila di impazzire e quello che ti accorgi che è andato perduto consideralo perso). Insomma, è ben inutile continuare a combattere contro lavastoviglie, salute che manca, lavatrice, asperità dell’esistenza, forno, sofferenza e cassetta del water quando tutto dice che è giunto il momento di andarsene. Quando la vita ti suggerisce di cambiare solfa sai che devi fare? Cambiare solfa.

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