giovedì 16 marzo 2017

Stupidella Storiella: Sesta puntata

Parallelamente all’eliminazione della casa vecchia c’è l’acquisizione della casa nuova. In teoria non dovrebbe essere un problema trovarne una, giacché il Garda pullula di abitazioni in vendita. Lo stile più consueto è quello del villaggio dei Puffi tamarro, con casettine spuntate come funghi (velenosi) una vicina all’altra in modo da deturpare il panorama nel modo più invasivo possibile. Pertanto, una volta scelto il paese di residenza, conviene accaparrarsi un tetto nella costruzione più abominevole del circondario, così uno ci sta dentro ed evita di vederla da fuori, il che è già un buon inizio. Per quanto riguarda le dotazioni, le case in questa parte del globo hanno tutto, piscina e giardino compresi. Per uno che arriva dalla cintura aspramente urbanizzata che collega Milano a Monza avere a disposizione un pezzetto di verde spelato con una pozza d’acqua clorata è un sogno che si realizza. Ci sono anche le villone megagalattiche con le darsene, gli uliveti a perdita d’occhio, le piscine a filo e le caverne di Batman, ma stranamente non te le affittano a 500 euro al mese.
Quando vado a vedere le case il visitor sono io. Due sono le cose a cui penso mentre mi avvicino alla porta: le suole delle scarpe e l’espressione facciale. Le suole devono essere pulite e il viso deve essere impassibile, mummiforme. Non devono trasparire i brutti pensieri e nemmeno quelli belli, cala che poi chiedano più soldi d'affitto.
Non posso comprare una casa. E se poi tra un anno scappiamo? Se i miei figli non si ambientano? Se impazzisco e mi trasformo in un criceto? Insomma, stavolta, per la prima volta nella vita, voglio operare scelte assennate. Oculate, anche se questo aggettivo non mi piace granché come suona.

giovedì 12 gennaio 2017

QUINTA PUNTATA DELLA STORIELLA STUPIDELLA




L’altro giorno viene una tizia con una bambina piagnucolosa e una madre rognosa. La madre, dopo aver guardato con sommo disprezzo le travi a vista del mio soffitto (vorrei vedere lei quando avrà duecento anni), s’illumina osservando le pulciose villette a schiera che si vedono dal mio balcone ed esclama: “quelle sì che sono belle case.” Quelle in che senso? Nel senso che la mia è un rottame? Sì, proprio così. Più tardi arriva la Signorina Perfettini con il suo fidanzato troll. Dice che ha paura a entrare nel mio guardaroba perché lo sente incombente e che immagina già come andrebbe rifatta la cucina. A me invece fa paura il suo fidanzato alto tre metri e con l’attaccatura dei capelli che si unisce alle sopracciglia. E che è, un licantropo che ha mangiato una giraffa? Sorridendo le chiedo se per caso la nonna quand’era bambina le ha insegnato che è maleducato esprimere giudizi negativi sulle cose altrui davanti ai legittimi proprietari. “Si tratta di un insegnamento che nella vita torna sempre utile, sa?” La giovane scorfana ammutolisce e la visita finisce in tre minuti. Non credo tornerà per una seconda visita. Terzi visitor, terza perla di saggezza. “Signora, sappiamo che questa è la via della movida monzese perché frequentiamo i locali fino a notte fonda. Che spasso! Mi dica, per caso c’è rumore? Sa, ora che ci sposiamo magari abbiamo dei bambini e vorremmo un po’ di tranquillità.”
Risposta: “Scusi, mi sta prendendo in giro? Certo che c’è casino e a quanto mi dice anche lei dà il suo contributo.” Vorrei chiamare il troll di prima così, oltre alla giraffa, mangia anche questa oca. Anche in questo caso la visita finisce subito.
La mattina seguente il titolare dell’agenzia immobiliare mi chiama dicendomi che sarebbe più comodo concentrare le visite al sabato mattina mentre vado a fare un giretto in centro e la spesa al mercato. Insomma, mi fa capire con cortesia che se durante le visite non ci sono è meglio. Come dargli torto?

sabato 5 novembre 2016

Quarta puntata della mia storiella stupidella



Perché proprio il lago di Garda (sponda bresciana)? Perché di sì. Perché mi hanno detto che abitare sul lago è (quasi) come essere sempre in ferie (poi bisogna lavorare lo stesso, ma questo è solo un dettaglio). Perché il lago di Garda è uno dei posti più belli del mondo, perché all’improvviso ho realizzato che per me andare a vivere lì era come tornare a casa. Detto questo, prima cosa da fare è ruzzare a qualcuno la casa vecchia e cercare quella nuova.
Comprare e vendere casa è diventato ormai un’impresa titanica. Pare che tutto il mondo abbia deciso di disfarsi della propria abitazione, prima o seconda che sia e che la svalutazione degli immobili sia inarrestabile. Questo se vuoi vendere. Se invece sei intenzionato ad acquistare è tutta un’altra storia. In questo caso scopri che l’attaccamento delle persone alla propria residenza è quasi maniacale e nessuno pare volersi separare dall’avita maison se non a carissimo prezzo.
Comunque sia, da un paio di mesi in qua sono entrata nel magico mondo degli agenti immobiliari. Il lavoro dell’agente immobiliare è davvero affascinante, ricco di sfumature quanto poche altre professioni. L’agente entra nelle case, le studia, deve dare un prezzo all’oggetto che forse un essere umano ama di più: casa sua. Deve farsi piacere l’orrido, compiacere i maleducati e trattarli come i bene educati, non guardare con troppo incanto il bello, praticare la raffinata arte di convincere gli arrendevoli a rinunciare a vantaggio dei testardi e viceversa. Deve essere amico di entrambe le parti in causa, il venditore e l’acquirente. Ma questi sono problemi suoi e mi commuovono poco. Il mio problema sono quelli che vengono a vedere la casa, i Visitors. Essi vivono ed entrano in casa tua mentre fuori diluvia, inzaccherandoti di fanga tutto il parquet appena lavato. Tu li guardi senza poter intimare loro di togliersi quelle maledette scarpacce altrimenti li tagli a metà con una mossa di kung fu. Li squadri con odio e dovresti pure convincerli che quella smorfia che ti è comparsa sulla faccia sia un sorriso amichevole. Ma sei in cerca di un acquirente e devi sforzarti di mostrare una benevolenza che non hai. Così apri la porta all’invasore con una faccia da Joker colpito da ischemia. Buongiorno, Visitor!

mercoledì 23 marzo 2016

TERZA PUNTATA DELLA MIA STORIELLA STUPIDELLA



Il mio karma (si dice così?) è quello di essere sempre lì lì per raggiungere un risultato sorprendente (forse sorprendente è un po’ troppo. Diciamo mediocremente soddisfacente o non del tutto deludente) e poi splof, l’affermazione si nega e diventa una negazione, lasciandomi lì come una pera cotta. Anzi, datosi che mi chiamo Clementina, come un mandarancio bollito, che non è proprio il massimo.

Tornando alle cose che intorno a me si guastano, a un certo punto mi sono guastata pure io. Avevo un dolorino che pensavo di risolvere con qualche antinfiammatorio e invece era un tumore. Per risolvere il problemino non sono bastate un paio di aspirine. Sono guarita, perché anche nella malattia sono una che fa le cose a metà. Stavolta direi per fortuna. Ho seppellito tutta la mia famiglia d’origine, a parte la mia unica zia viva, che tengo da conto come fosse un panda. Non che assomigli a un orso, per carità, però è tenera. Quando mi sono rotta in me si è metaforicamente spezzato qualcosa. Non poteva essere altrimenti, eppure ho impiegato anni a capirlo, malgrado la cicatrice che mi taglia a metà come un pollo alla diavola. Non me ne faccio un dramma, tanto in due pezzi (appunto) sono sempre stata malissimo. Settimana scorsa si è rotta la cassetta del water, creando uno scroscio da Niagara Falls nel muro che separa il bagno dalla mia stanza da letto. Lo scroscio, unito allo spiffero gelido che passa assassino sotto la porta-finestra, poteva essere interpretato come un momento Feng Shui (che in senso letterale significa vento e acqua). Invece quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso (per fortuna solo in senso metaforico, altrimenti la faccenda sarebbe stata molto più fastidiosa).

Così ho mandato a feng shui tutti gli elementi che si pongono come ostili e, in questo momento in cui non c’è una cosa che sia una che va per il suo verso, ho pensato che, al posto di comprare elettrodomestici nuovi, di chiamare il fabbro e di avere paura di nuove malattie, è meglio salutare, chiudere la porta (con la maniglia che resta in mano, ovviamente) e traslocare sul lago di Garda (sponda bresciana).
Perché? Perché è giusto così. Come diceva un poeta che dal Veneto si era trasferito a Sirmione: “Miser Catulle desinas ineptire e quod vides perisse perditum ducas.” (Povero Catullo, smettila di impazzire e quello che ti accorgi che è andato perduto consideralo perso). Insomma, è ben inutile continuare a combattere contro lavastoviglie, salute che manca, lavatrice, asperità dell’esistenza, forno, sofferenza e cassetta del water quando tutto dice che è giunto il momento di andarsene. Quando la vita ti suggerisce di cambiare solfa sai che devi fare? Cambiare solfa.